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Lo sportello del consumatore - Polidream - Page 27

ICI E RIMBORSI A BABBO MORTO


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La nostra associazione continua a ricevere centinaia di reclami per il mancato ottenimento di un rimborso ICI. Cosa che capita quando, per un errore qualsiasi, il contribuente ha pagato di più, o addirittura ha effettuato un pagamento che non doveva nemmeno fare.

La legge che istituiva l’ICI, la famigerata 504/1992, non si è minimamente preoccupata di stabilire tempi certi per questi rimborsi, al contrario della normativa sulla tassa rifiuti, che invece pone il limite invalicabile di 90 giorni per un rimborso. Il solito strabismo all’italiana.

Nè i comuni hanno cercato di colmare tale vuoto, scrivendo dei regolamenti comunali che prevedessero, invece, termini certi per i rimborsi.

E così va a finire che gli utenti a credito di somme anche abbastanza cospicue restano a secco per anni e anni, senza avere alcuna risposta certa dagli uffici tributi comunali, in attesa che qualche bilancio fortunato possa risolvere il problema, e soprattutto senza poter adire alcuna via legale per l’ottenimento di un sacrosanto diritto.

Abbiamo scritto in merito al Garante del Contribuente, figura creata dalla Legge 212/2000 (Statuto dei Diritti del Contribuente), ma chiediamo all’ANCI di aprire un tavolo di concertazione in merito, in modo da poter cambiare i regolamenti comunali una volta per tutte e per tutti i comuni.

Sono soldi pagati per errore e in eccesso, che i comuni hanno indebitamente incassato e che devono restituire con i dovuti interessi.

POSTA, ANCORA MANCATI RECAPITI


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Si ripetono ormai quotidianamente reclami degli utenti di varie cittadine della Puglia, fra cui Polignano a Mare (Ba) e Manfredonia (Fg), che lamentano il mancato recapito della posta. Basta un infortunio al solito portalettere della zona, una sostituzione, un turn-over qualsiasi e la posta non arriva più!

Ovviamente, la posta che non arriva significa non solo giornali, riviste o pubblicità che non arrivano, ma soprattutto assenza di bollette, e quindi disattivazioni e sospensioni di linee telefoniche, elettriche, idriche o di gas.

Non è assolutamente possibile che questo possa succedere. E dunque in tali casi è bene che il cittadino si rivolga alle nostre sedi, perchè il protocollo d’intesa che la nostra associazione ha con PosteItaliane fa mettere subito in moto i meccanismi giusti per ripristinare immediatamente il servizio.

C’è da dire che la Direzione di Puglia e Basilicata di PosteItaliane, pur in mezzo a tutte le difficoltà in cui si muove, soprattutto a causa dell’estrema variegatezza dei servizi offerti dall’Azienda, è piena di solerti e sensibili funzionari, che ad ogni nostra segnalazione si mobilitano per risolvere la problematica.

Il dialogo con PosteItaliane sta funzionando: mettiamolo a frutto e a disposizione di tutti i consumatori, che magari lo ignorano.

TUTELA ANIMALI, NUOVO SERVIZIO DELLA POLIDREAM ASSOUTENTI


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La nostra associazione ha deciso di aprire una propria sezione dedicata alla tutela degli animali, con particolare riguardo al randagismo canino, e ha indetto la prima riunione nella propria sede regionale di Polignano a Mare (Ba) in Via Falcone 12 alle ore 17.00 del 17 aprile 2010.

Parleremo dei problemi, ormai atavici, che attanagliano il mondo degli animali, da sempre alle prese con maltrattamenti, abbandoni e sfruttamenti, anche in campo economico (vedi l’uso di pelli e pellicce nell’abbigliamento).

Un mondo che non vede nemmeno l’applicazione delle normative già approvate da anni, fra cui un articolo della Finanziaria 2008, che delega le associazioni dei consumatori a monitorare il servizio offerto dai canili convenzionati con i Comuni.

Un mondo, quindi, strettamente correlato a quello dei cittadini-consumatori e che abbisogna del nostro fondamentale apporto per la risoluzione delle sue varie problematiche.

TUTTI I SOCI SONO INVITATI ALLA RIUNIONE!

LE SANZIONI DELL’AUTORITY DELLE COMUNICAZIONI


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RIPORTIAMO INTEGRALMENTE UN COMUNICATO DELL’AGCOM, COL QUALE FINALMENTE SI IRROGANO DELLE DURE SANZIONI AD UNA SERIE DI COMPORTAMENTI ILLEGITTIMI E VESSATORI DA PARTE DI COMPAGNIE TELEFONICHE. SE L’AUTORITY CONTINUA COSI’, ALLORA POTREMO FINALMENTE COMINCIARE A RINGRAZIARLA DELLA SUA ESISTENZA!

Sanzioni per 932mila euro per comportamenti

illegittimi degli operatori di telecomunicazioni.

L’utente che chiama per un reclamo ha il diritto di conoscere il codice

identificativo dell’operatore di call center e il numero della pratica che lo riguarda. Lo ha ribadito il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, riunitosi sotto la presidenza di Corrado Calabrò, che ha deliberato oggi una multa di complessivi 290mila euro a carico di Telecom Italia, Wind Telecomunicazioni, Fastweb, Tiscali Italia e Opitel-Tele2.

Il giro di vite deciso dall’Agcom arriva al termine di un’intensa

attività di verifica sul comportamento delle compagnie telefoniche, avviata sulla base di numerose denunce inoltrate dagli utenti. Dagli accertamenti effettuati è infatti emerso che, in violazione della delibera 79/09/CONS, gli operatori coinvolti non hanno fornito in molti casi né il codice dell’operatore nel messaggio preregistrato previsto dalla normativa, né il codice della pratica di reclamo, anche dietro richiesta esplicita da parte dell’utente.

La disciplina dell’Autorità stabilisce infatti che l’utente ha diritto, quando chiama il call center di un operatore, di conoscere l’identificativo della sua pratica nonché dell’operatore che risponde, al fine di evitare inutili e dispendiose chiamate senza esito. L’Autorità ha effettuato una serie di ispezioni dalle quali è emerso che diversi operatori non applicavano correttamente quanto disposto dall’Agcom.

L’Autorità ha inoltre sanzionato la società H3G con una multa di

58mila euro dopo aver accertato che la società non fornisce assistenza telefonica gratuita ma addebita un costo di 0,33 euro agli utenti che chiamano il servizio di assistenza clienti (il numero 133). Il Consiglio ha deciso di diffidare H3G dalla prosecuzione di tali comportamenti.

Nella riunione odierna il Consiglio dell’Autorità ha inoltre contestato

altri comportamenti illegittimi ad operatori di telecomunicazioni. In

particolare, sono state comminate sanzioni per:

la mancata interruzione del processo di portabilità nonostante

l’esercizio del diritto di recesso nei termini e nelle modalità di legge.

La sanzione di 290mila euro è stata irrogata a BT Italia (232mila

euro) per quattro casi di violazione accertata e Wind Telecomunicazioni (58mila euro) per un caso di violazione accertata;

il passaggio ad un altro operatore in assenza della preventiva

acquisizione del consenso del titolare della linea. Il procedimento

sanzionatorio, avviato su segnalazione di un utente, ha portato a

sanzionare Wind Telecomunicazioni per 58mila euro;

la mancata comunicazione all’Autorità dell’indirizzo Internet relativo

ai piani tariffari e alle relative condizioni contrattuali e la mancata

pubblicazione sul sito web della società dell’elenco delle offerte vigenti. Per tale violazione sono state comminate sanzioni alle

società Visitel (58mila euro) e Unidata (58mila euro);

la fornitura di servizi a sovrapprezzo attraverso l’utilizzo di

numerazioni diverse da quelle stabilite dal Piano di numerazione.

L’accertamento della violazione ha condotto a sanzionare la società

Noatel con una multa di 120mila euro.

BENZINA CARA E FISCO MARPIONE


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Ormai gli aumenti della benzina non si contano più. Ma occorre ricordare agli automobilisti che il carico fiscale sui carburanti in Italia è di circa il 70%, e che fra le varie accise ve ne sono una decina, che dovevano essere un prelievo una-tantum, e invece sono diventate una-semprum.

Praticamente su ogni litro di benzina paghiamo ancora:

– la guerra di Abissinia del 1935

– la crisi di Suez del 1956

– il disastro del Vajont del 1963 

l’alluvione di Firenze del 1966

i terremoti del Belice (1968), del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980)

il contingente di pace del Libano del 1983

– la guerra della Bosnia del 1996

– l’aumento ai ferrotranvieri del 2004

TOTALE 0,25 EURO AL LITRO! Un vero e proprio furto, che non ci può vedere zitti!

Se a tutto questo, poi, si aggiungono le speculazioni internazionali, nazionali e quelle dei petrolieri, allora si capisce come il prezzo dei carburanti sia gonfiato all’infinito.

Tanto, dicono governanti e petrolieri, i consumatori sono costretti a prendere le loro belle auto, e noi continueremo a guadagnarci sempre!

Ebbene, occorre spezzare questo gioco che penalizza solo le tasche degli utenti. Ed è inutile avviare solo proteste mediatiche, come fanno molte associazioni dei consumatori, alle quali spesso interessa solamente risultare in prima pagina sui giornali. E’ l’ora, invece, di avviare una grossa mobilitazione, che coinvolga tutti i consumatori, così come fanno le altre categorie quando vogliono un aumento contrattuale o reclamano un qualsiasi loro diritto.

In altre parole, proponiamo uno sciopero dell’automezzo privato, che deve durare almeno una settimana, e comunque fino a quando le nostre proposte saranno accolte. Si tratta di usare qualsiasi mezzo pubblico, treno, bus o metropolitana, o ancora meglio la bicicletta (per chi può), fino a quando il prezzo della benzina non scenda almeno di 30 centesimi a litro, proprio quell’importo che praticamente ci viene rapinato sistematicamente dal governo e dai petrolieri.

E’ l’unico modo per farci ascoltare e per ottenere un risultato a dir poco storico, che farebbe risparmiare ai consumatori italiani centinaia di euro l’anno.

Chiunque voglia aderire alla protesta può compilare l’apposito modulo di petizione del nostro sito! 

BENZINA CARA E FISCO MARPIONE


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Ormai gli aumenti della benzina non si contano più. Ma occorre ricordare agli automobilisti che il carico fiscale sui carburanti in Italia è di circa il 70%, e che fra le varie accise ve ne sono una decina, che dovevano essere un prelievo una-tantum, e invece sono diventate una-semprum.

Praticamente su ogni litro di benzina paghiamo ancora:

– la guerra di Abissinia del 1935

– la crisi di Suez del 1956

– il disastro del Vajont del 1963 

l’alluvione di Firenze del 1966

i terremoti del Belice (1968), del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980)

il contingente di pace del Libano del 1983

– la guerra della Bosnia del 1996

– l’aumento ai ferrotranvieri del 2004

TOTALE 0,25 EURO AL LITRO! Un vero e proprio furto, che non ci può vedere zitti!

Se a tutto questo, poi, si aggiungono le speculazioni internazionali, nazionali e quelle dei petrolieri, allora si capisce come il prezzo dei carburanti sia gonfiato all’infinito.

Tanto, dicono governanti e petrolieri, i consumatori sono costretti a prendere le loro belle auto, e noi continueremo a guadagnarci sempre!

Ebbene, occorre spezzare questo gioco che penalizza solo le tasche degli utenti. Ed è inutile avviare solo proteste mediatiche, come fanno molte associazioni dei consumatori, alle quali spesso interessa solamente risultare in prima pagina sui giornali. E’ l’ora, invece, di avviare una grossa mobilitazione, che coinvolga tutti i consumatori, così come fanno le altre categorie quando vogliono un aumento contrattuale o reclamano un qualsiasi loro diritto.

In altre parole, proponiamo uno sciopero dell’automezzo privato, che deve durare almeno una settimana, e comunque fino a quando le nostre proposte saranno accolte. Si tratta di usare qualsiasi mezzo pubblico, treno, bus o metropolitana, o ancora meglio la bicicletta (per chi può), fino a quando il prezzo della benzina non scenda almeno di 30 centesimi a litro, proprio quell’importo che praticamente ci viene rapinato sistematicamente dal governo e dai petrolieri.

E’ l’unico modo per farci ascoltare e per ottenere un risultato a dir poco storico, che farebbe risparmiare ai consumatori italiani centinaia di euro l’anno.

Chiunque voglia aderire alla protesta può compilare l’apposito modulo di petizione del nostro sito! 

TASSA RIFIUTI A BARI: CONSUMATORI SOLO SPETTATORI?


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E’ di questi giorni la notizia che Bari si appresta a trasformare la Tassa Rifiuti da TARSU a TIA, ovvero da TAssa Rifiuti Solidi Urbani a Tariffa Integrata Ambientale.

Il nostro Paese, si sa, spicca nello sport del cambio dei nomi, magari senza cambiare nulla. In tal caso, però, sembra che il cambiamento ci sia. Diciamo sembra, perchè per ora le associazioni dei consumatori non sono state per nulla coinvolte nella cosa.

In pratica, mentre la TARSU era agganciata solo alla superficie dell’abitazione, dell’azienda o dei locali che producevano rifiuti, d’ora in poi il Comune di Bari calcolerà la Tariffa (non più tassa!) non solo in base ai metri quadri, ma anche in base al numero dei componenti familiari, al tipo dell’azienda, all’età, all’effettuazione della raccolta differenziata, e via dicendo.

Noi non diciamo no a questo nuovo metodo, ma la nostra paura, purtroppo molto concreta, è che il tributo aumenti notevolmente e si colpiscano le tasche dei cittadini in un momento, peraltro, di forte crisi economica.

Con l’avvento della Tariffa, il Comune deve coprire integralmente i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, mentre prima usufruiva parzialmente di risorse statali e regionali.

Tale copertura al 100% la si può ottenere in due modi: o riducendo i rifiuti, tramite la raccolta differenziata e la diminuzione dei vari imballaggi, oppure tassando di più i cittadini.

Un famoso comico direbbe: "la seconda che hai detto!". E’ notorio che spesso e volentieri politici e dirigenti comunali scelgano la via più facile e comoda, e quindi i nostri timori di un considerevole aumento sono più che giustificati.

Su questo tema deve aprirsi subito un confronto fra il Comune di Bari e le associazioni dei consumatori, per decidere insieme il percorso da compiere. Si tenga conto che vi sono già molte esperienze, soprattutto in Veneto, Lombardia e Trentino, che hanno visto scendere, e non aumentare la tassa, con l’arrivo della TIA. Questo perchè gli amministratori hanno badato ad ottimizzare le risorse, ridurre gli sprechi, concertare coi cittadini, riciclare e recuperare tutto ciò che è riciclabile e recuperabile, trasformare i rifiuti in biomassa, realizzare il compost dagli scarti di cucina, in modo da portare in discarica il meno possibile, e conseguentemente abbassare la tariffa agli utenti.

Quindi ci rivolgiamo al Sindaco e all’assessore al Bilancio di Bari: POLIDREAM ASSOUTENTI vuole essere convocata immediatamente in merito, prima di prendere qualsiasi decisione che. altrimenti, verrebbe subito bocciata da cittadini e associazioni.

CHE FRANA LA PUGLIA!


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Non ne ha parlato nemmeno un candidato delle regionali, di qualsiasi schieramento. E questo perchè tutti i politici, di oggi e di ieri, sono colpevolmente negligenti in tema.

Parliamo della frana di Montaguto, che sta bloccando la linea ferroviaria Foggia-Benevento, con disagi incredibili per i viaggiatori pugliesi diretti a Roma, costretti a scendere dal treno per salire sul bus e poi a scendere dal bus per riprendere il treno.

E questa frana non è l’unica, perchè nel subappennino dauno c’è l’altro terreno franoso di Ascoli Satriano e, non ultima, la frana che ha praticamente isolato il comune di Celle San Vito.

Insomma, il dissesto idrogeologico della nostra regione è molto preoccupante ma, a quanto pare, questo non è stato tema di dibattito politico da decenni a questa parte, e nemmeno in quest’ultima campagna elettorale. Devono svegliarsi i cittadini, e non solo quelli interessati da questi fenomeni franosi, ma tutti i cittadini pugliesi, che devono sollecitare con forza i politici ad affrontare di petto il problema. Così come si manifesta per la perdita del posto di lavoro e per avere incentivi ad un comparto economico, così occorrerebbe protestare in massa per ottenere un territorio in ordine e al riparo da qualsiasi tipo di dissesto ambientale.

La Polidream Assoutenti ha lanciato da anni l’idea di trasformare gli attuali Consorzi di Bonifica in Enti di Tutela del Territorio, col versamento di un tributo da parte di tutti i proprietari terrieri destinato esclusivamente alla risistemazione idrogeologica del territorio e al controllo sistematico di tutti gli eventuali abusi compiuti sull’ambiente da speculatori, affini e collaterali.

Invitiamo la prossima Giunta Regionale a mettere su un tavolo di concertazione per analizzare questa proposta, e magari anche altre che dovessero giungere da altre parti sociali, in modo da porre subito le basi per la risoluzione di un annoso problema. Altrimenti continueremo nei prossimi anni a parlare della prossima frana avvenuta in chissà quale nuovo posto della nostra regione.

CHE FRANA LA PUGLIA!


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Non ne ha parlato nemmeno un candidato delle regionali, di qualsiasi schieramento. E questo perchè tutti i politici, di oggi e di ieri, sono colpevolmente negligenti in tema.

Parliamo della frana di Montaguto, al confine fra Campania e Puglia, che sta bloccando la linea ferroviaria Foggia-Benevento, con disagi incredibili per i viaggiatori pugliesi diretti a Roma, costretti a scendere dal treno per salire sul bus e poi a scendere dal bus per riprendere il treno.

E questa frana non è l’unica, perchè nel subappennino dauno c’è l’altro terreno franoso di Rocchetta S. Antonio e, non ultima, la frana che ha praticamente isolato il comune di Celle San Vito.

Insomma, il dissesto idrogeologico della nostra regione è molto preoccupante ma, a quanto pare, questo non è stato tema di dibattito politico da decenni a questa parte, e nemmeno in quest’ultima campagna elettorale. Devono svegliarsi i cittadini, e non solo quelli interessati da questi fenomeni franosi, ma tutti i cittadini pugliesi, che devono sollecitare con forza i politici ad affrontare di petto il problema. Così come si manifesta per la perdita del posto di lavoro e per avere incentivi ad un comparto economico, così occorrerebbe protestare in massa per ottenere un territorio in ordine e al riparo da qualsiasi tipo di dissesto ambientale.

La Polidream Assoutenti ha lanciato da anni l’idea di trasformare gli attuali Consorzi di Bonifica in Enti di Tutela del Territorio, col versamento di un tributo da parte di tutti i proprietari terrieri destinato esclusivamente alla risistemazione idrogeologica del territorio e al controllo sistematico di tutti gli eventuali abusi compiuti sull’ambiente da speculatori, affini e collaterali.

Invitiamo la prossima Giunta Regionale a mettere su un tavolo di concertazione per analizzare questa proposta, e magari anche altre che dovessero giungere da altre parti sociali, in modo da porre subito le basi per la risoluzione di un annoso problema. Altrimenti continueremo nei prossimi anni a parlare della prossima frana avvenuta in chissà quale nuovo posto della nostra regione.

LA TRUFFA LEGALE DEI GIOCHI


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Che giocare sia pericoloso lo sanno in parecchi, soprattutto quelle famiglie che addirittura giungono ad indebitarsi per la febbere del gioco. Ma che a giocare sporco sia lo Stato, o i suoi riscossori (Lottomatica, Sisal & C.), è veramente a dir poco scandaloso!

Il gioco è gioco se si gareggia ad armi pari. Invece da anni, da decenni, lo Stato bara. E lo fa ancora di più con i nuovi giochi, dal SuperEnalotto al "10 e Lotto", fino all’ultimo "Win for Life".

Prendiamo, ad esempio, il classico gioco del lotto. Il calcolo probabilistico ci dice che si indovina un numero su una singola ruota 1 volta su 18, e quindi Lottomatica dovrebbe pagare 18 volte la posta: invece paga 11,232. Per un ambo la probabilità è 2 diviso 801, quindi si dovrebbe pagare 400 volte la puntata, e invece si vince 250 volte la posta. E così per il terno, che dovrebbe essere pagato moltiplicando 11.748 la posta, e invece è pagato per 4.500.

E lo stesso dicasi anche per i nuovi giochi: il premio non è mai proporzionato alla probabilità di vincere!

Ci attendono, dunque, due battaglie: da una parte la nostra associazione deve liberare dalla schiavitù del gioco i milioni di cittadini italiani che puntano per cercare di arricchirsi, ed invece si stanno indebitando maggiormente, specie da quando i giochi si sono moltiplicati a dismisura; dall’altra deve lottare per stabilire nuove regole del gioco, che siano paritarie e che non facciano vincere, proprio come succede al casinò, sempre il banco. Ma in questo caso il banco è lo Stato, e lo Stato dovremmo essere noi.