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Giugno, 2008 - Polidream

RIMBORSI IRPEF, C’E’ IL NUMERO VERDE


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Molti contribuenti non sanno che è stato istituito già da tempo un numero verde per i rimborsi fiscali, siano essi relativi all’IRPEF, all’IVA o ad altri tributi.

Il numero verde è gestito dall’Agenzia delle Entrate e dà informazioni sullo stato della pratica e sui tempi di rimborso, oppure può dare consigli sulle modalità delle istanze da presentare.

Anche questa è stata una vittoria delle associazioni dei consumatori, che per decenni hanno protestato in merito ai tempi biblici delle erogazioni dei rimborsi e all’emissione di cartelle pazze. Il problema, come al solito, è che nessuno lo sa! Perchè gli organi di informazione preferiscono dare notizie più voluttuarie e stupide, piuttosto che fornire informazioni utili per la vita quotidiana del cittadino.

Il numero è 800.100465 ed è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 17 e il sabato dalle ore 9 alle ore 13.

RIMBORSI IRPEF, C’E’ IL NUMERO VERDE


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Molti contribuenti non sanno che è stato istituito già da tempo un numero verde per i rimborsi fiscali, siano essi relativi all’IRPEF, all’IVA o ad altri tributi.

Il numero verde è gestito dall’Agenzia delle Entrate e dà informazioni sullo stato della pratica e sui tempi di rimborso, oppure può dare consigli sulle modalità delle istanze da presentare.

Anche questa è stata una vittoria delle associazioni dei consumatori, che per decenni hanno protestato in merito ai tempi biblici delle erogazioni dei rimborsi e all’emissione di cartelle pazze. Il problema, come al solito, è che nessuno lo sa! Perchè gli organi di informazione preferiscono dare notizie più voluttuarie e stupide, piuttosto che fornire informazioni utili per la vita quotidiana del cittadino.

Il numero è 800.100465 ed è aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 17 e il sabato dalle ore 9 alle ore 13.

CLASS ACTION: IL RINVIO DIVENTA UN’OPPORTUNITA’


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Il Ministro dello Sviluppo Economico, Scajola, ha preferito rinviare di 6 mesi l’entrata in vigore della legge sull’azione collettiva. Questo perchè "abbiamo il sospetto che così com’è porterebbe a vagoni di ricorsi senza giovare ai consumatori", per dirla con le parole del Ministro che, comunque, ritiene la norma "di assoluta validità e importanza per i consumatori, ma perchè produca effetti positivi ha necessità di essere ritoccata".

Molte associazioni dei consumatori hanno gridato allo scandalo, temendo che sotto sotto vi sia il tentativo di affossare la legge, e che dietro al rinvio vi sia la "longa manus" della Confindustria, da sempre contraria al rivoluzionario provvedimento. Noi invece riteniamo che questa sia un’opportunità da cogliere, e infatti la Ns. Presidenza Nazionale già aveva scritto al Ministero, chiedendo la costituzione di un apposito tavolo di lavoro fra tutte le parti interessate, per migliorare il testo.

E infatti la nota positiva del rinvio è proprio questa: questi 6 mesi potranno servire da un lato a migliorare la norma, che non ci ha mai pienamente soddisfatto, e dall’altro ad aprire finalmente la stagione della concertazione col mondo imprenditoriale.

Il settore produttivo è ancora scettico sul ruolo delle associazioni dei consumatori, credendo che siano rimaste alla fase dell’antagonismo, che vogliano sconvolgere l’assetto economico e che siano nemiche dello sviluppo.

E’ esattamente il contrario. Noi crediamo in nuovo tipo di sviluppo che, secondo noi, porterà più ricchezza e benessere, facendo nascere nuove aziende e nuovi posti di lavoro: è lo sviluppo basato sulla qualità dell’offerta, sull’ecosostenibilità, sul rispetto di uomini ed ambiente, che non può che attivare un circolo virtuoso nella moderna economia che arranca. E soprattutto non crediamo alla guerra fra consumatori e produttori, nè crediamo che l’attuale sistema giudiziario italiano, fatto di tre gradi, di appelli e di controappelli, possa risolvere veramente i contenziosi economici.

Di qui partono le nostre proposte:

una Carta della Qualità, da far sottoscrivere a tutte le aziende, che preveda precisi standards di qualità, con l’offerta di prodotti sani, rispettosi dell’ambiente, con meno imballaggi, con pubblicità corrette e meno invasive e con la partecipazione diretta dei consumatori a tutta la filiera della produzione;

la procedura di conciliazione, rapida e gratuita, per risolvere ogni tipo di controversia fra imprese e consumatori;

concertazione continua e sessioni semestrali di verifica dell’andamento economico, sulla base dei parametri della qualità e della soddisfazione dei consumatori.

A questo punto si può ben capire come lo strumento della class action, pur di fondamentale importanza per la tutela degli utenti, diventi l’"ultima spiaggia" per il rispetto dei diritti dei consumatori.

Ma c’è anche un altro aspetto da non trascurare, e che farebbe anche da collante fra aziende e consumatori: nell’attuale testo della legge l’azione collettiva non può essere usata contro la Pubblica Amministrazione. Cioè non si può fare causa allo Stato per disservizi burocratici, nel sistema sanitario o sul caldissimo fronte del fisco; e non si potrà fare causa nemmeno ai Comuni, quando provocano disservizi, magari nella gestione dei rifiuti o facendo multe illegittime.

Su queste tematiche sicuramente si potrà fare fronte comune con la Confindustria, con la ConfCommercio, con la ConfEsercenti e con tutte le organizzazioni imprenditoriali, che da sempre combattono questi fenomeni, tipicamente italiani, di malaburocrazia e di soprusi contro i cittadini, chiedendo esplicitamente al Ministro di inserire la Pubblica Amministrazione fra l’elenco delle possibili controparti dell’azione collettiva. 

Insomma, il rinvio di 6 mesi può essere utilizzato per migliorare sia il testo di legge che il rapporto col mendo degli imprenditori. Una volta tanto si può essere contenti di un ritardo!

IL CODICE DA VINCENTE CONSUMATORE


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Il consumatore in età scolare è spesso vittima delle frodi e degli inganni che il mercato europeo produce lungo la catena commerciale, fatta di etichette, contratti, pubblicità e televendite non trasparenti.

Il giovane consumatore non conosce i suoi diritti, le norme vigenti e gli strumenti che lo tutelano, oggi raccolti in un unico testo: il Codice del Consumo (D.L. 206/2005).

La nostra associazione, con il Progetto “Tutela Giuridica”, che rientra nel Programma Regionale “Difendi il tuo consumo”, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, ha rivisto il Codice del Consumo, riadattandolo al consumatore adolescente con un linguaggio semplice, per educarlo ad utilizzare le norme e gli strumenti di tutela esistenti durante i suoi acquisti e i suoi consumi, aiutandolo così ad adottare un atteggiamento critico e consapevole.

Il Codice del Consumo per ragazzi in età scolare vuole diventare uno strumento didattico, di supporto alle materie scolastiche che già affrontano tematiche consumeriste, come l’educazione ambientale (il risparmio energetico, idrico), l’educazione alimentare, l’educazione civica .

Questa versione rivista del Codice del Consumo aiuta il ragazzo anche a familiarizzare con il linguaggio giuridico, spesso tenuto distante dal linguaggio comune, poiché considerato di difficile comprensione. Ma bisogna tener conto che tutto ciò che fa parte della nostra vita quotidiana si muove intorno a leggi da rispettare e che ci tutelano, bisogna quindi riuscire a codificarle e a comprenderle.

Invitiamo tutti gli studenti e i ragazzi in genere a venire presso i nostri sportelli, per ritirare gratuitamente “Il Codice da Vincente Consumatore”.

L’occasione non solo permetterà l’illustrazione del Codice del Consumo per Ragazzi, ma anche la possibilità di conoscere direttamente gli strumenti e le procedure con cui si risolvono quotidianamente i reclami presentati dai tanti consumatori che vedono calpestati i propri diritti.

PANE A 1 EURO: PERCHE’ IN PUGLIA NO?


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Lo stanno facendo in molte regioni, in primis Emilia Romagna e Marche: il pane si vende ad un euro al chilo!

Di questi tempi è una notizia che sa di miracolo, ma la magia è ottenuta semplicemente da una convenzione stipulata fra Regione, Associazione dei Panificatori e associazioni dei consumatori. Un protocollo d’intesa grazie al quale le Regioni mettono a disposizione delle risorse per il ribasso del prezzo di un alimento basilare.

Nè più nè meno di quello che si fa con gli agricoltori o qualsiasi categoria in difficoltà: le Istituzioni intervengono in aiuto, con degli appositi ammortizzatori sociali.

Ovviamente la domanda che nasce spontanea è: perchè in Puglia, la patria del grano, questo non si fa ancora?

Regione, se ci sei batti un colpo!

PANE A 1 EURO: PERCHE’ IN PUGLIA NO?


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Lo stanno facendo in molte regioni, in primis Emilia Romagna e Marche: il pane si vende ad un euro al chilo!

Di questi tempi è una notizia che sa di miracolo, ma la magia è ottenuta semplicemente da una convenzione stipulata fra Regione, Associazione dei Panificatori e associazioni dei consumatori. Un protocollo d’intesa grazie al quale le Regioni mettono a disposizione delle risorse per il ribasso del prezzo di un alimento basilare.

Nè più nè meno di quello che si fa con gli agricoltori o qualsiasi categoria in difficoltà: le Istituzioni intervengono in aiuto, con degli appositi ammortizzatori sociali.

Ovviamente la domanda che nasce spontanea è: perchè in Puglia, la patria del grano, questo non si fa ancora?

Regione, se ci sei batti un colpo!

PANE A 1 EURO: PERCHE’ IN PUGLIA NO?


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Lo stanno facendo in molte regioni, in primis Emilia Romagna e Marche: il pane si vende ad un euro al chilo!

Di questi tempi è una notizia che sa di miracolo, ma la magia è ottenuta semplicemente da una convenzione stipulata fra Regione, Associazione dei Panificatori e associazioni dei consumatori. Un protocollo d’intesa grazie al quale le Regioni mettono a disposizione delle risorse per il ribasso del prezzo di un alimento basilare.

Nè più nè meno di quello che si fa con gli agricoltori o qualsiasi categoria in difficoltà: le Istituzioni intervengono in aiuto, con degli appositi ammortizzatori sociali.

Ovviamente la domanda che nasce spontanea è: perchè in Puglia, la patria del grano, questo non si fa ancora?

Regione, se ci sei batti un colpo!

PANE A 1 EURO: PERCHE’ IN PUGLIA NO?


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Lo stanno facendo in molte regioni, in primis Emilia Romagna e Marche: il pane si vende ad un euro al chilo!

Di questi tempi è una notizia che sa di miracolo, ma la magia è ottenuta semplicemente da una convenzione stipulata fra Regione, Associazione dei Panificatori e associazioni dei consumatori. Un protocollo d’intesa grazie al quale le Regioni mettono a disposizione delle risorse per il ribasso del prezzo di un alimento basilare.

Nè più nè meno di quello che si fa con gli agricoltori o qualsiasi categoria in difficoltà: le Istituzioni intervengono in aiuto, con degli appositi ammortizzatori sociali.

Ovviamente la domanda che nasce spontanea è: perchè in Puglia, la patria del grano, questo non si fa ancora?

Regione, se ci sei batti un colpo!

ASSICURAZIONI E CONCILIAZIONE, SI PUO’ FARE DI PIU’!


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Anche la nostra associazione ha firmato il protocollo d’intesa con l’ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicurative), relativo alla procedura di conciliazione in caso di controversie.

Questo accordo è già operativo dal 2004, ma non ha ancora dato i frutti sperati. Si tratta, praticamente, di fare a meno degli avvocati, e quindi di risparmiare un bel po’ di quattrini, per i sinistri fino all’importo di 15.000 euro. Quindi la stragrande maggioranza degli incidenti stradali.

Con la conciliazione si voleva e si vuole accelerare i tempi di definizione dell’eventuale lite fra assicurato e Compagnia, e soprattutto tagliare i costi legali, riducendo così di fatto le tariffe assicurative, sulla cui composizione gioca un ruolo non certo marginale proprio la spesa delle Compagnie per i legali.

Ma in questi 4 anni così non è stato, e la nostra associazione non a caso non aveva ancora sottoscritto il protocollo d’intesa: non ci sentivamo garantiti proprio sulla diffusione e sulla pubblicità che le stesse Imprese assicurative avrebbero dato alla procedura di conciliazione.

Adesso abbiamo deciso di firmare proprio perchè vogliamo sollecitare l’ANIA in tal senso. Ancora oggi gli assicurati italiani non sanno proprio nulla della conciliazione in campo assicurativo e continuano a rivolgersi ai legali anche per i piccoli sinistri. Allora occorre pensare a fare campagne pubblicitarie e di educazione, ma soprattutto a formare ogni operatore assicurativo, dall’ultimo dei subagenti al primo dei liquidatori. In tutti gli uffici deve essere apposto un manifesto esplicativo. E quando c’è il sinistro la Compagnia e i suoi addetti devono informare l’assicurato sulla possibilità di conciliare, senza alcuna spesa. Non solo, ma nelle quietanze che il consumatore paga annualmente o semestralmente deve essere inserito un apposito messaggio.

Insomma, sono tante le cose che non si sono fatte per diffondere la cultura della conciliazione. Adesso è giunto il momento di cominciare a farle.

ASSICURAZIONI E CONCILIAZIONE, SI PUO’ FARE DI PIU’!


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Anche la nostra associazione ha firmato il protocollo d’intesa con l’ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicurative), relativo alla procedura di conciliazione in caso di controversie.

Questo accordo è già operativo dal 2004, ma non ha ancora dato i frutti sperati. Si tratta, praticamente, di fare a meno degli avvocati, e quindi di risparmiare un bel po’ di quattrini, per i sinistri fino all’importo di 15.000 euro. Quindi la stragrande maggioranza degli incidenti stradali.

Con la conciliazione si voleva e si vuole accelerare i tempi di definizione dell’eventuale lite fra assicurato e Compagnia, e soprattutto tagliare i costi legali, riducendo così di fatto le tariffe assicurative, sulla cui composizione gioca un ruolo non certo marginale proprio la spesa delle Compagnie per i legali.

Ma in questi 4 anni così non è stato, e la nostra associazione non a caso non aveva ancora sottoscritto il protocollo d’intesa: non ci sentivamo garantiti proprio sulla diffusione e sulla pubblicità che le stesse Imprese assicurative avrebbero dato alla procedura di conciliazione.

Adesso abbiamo deciso di firmare proprio perchè vogliamo sollecitare l’ANIA in tal senso. Ancora oggi gli assicurati italiani non sanno proprio nulla della conciliazione in campo assicurativo e continuano a rivolgersi ai legali anche per i piccoli sinistri. Allora occorre pensare a fare campagne pubblicitarie e di educazione, ma soprattutto a formare ogni operatore assicurativo, dall’ultimo dei subagenti al primo dei liquidatori. In tutti gli uffici deve essere apposto un manifesto esplicativo. E quando c’è il sinistro la Compagnia e i suoi addetti devono informare l’assicurato sulla possibilità di conciliare, senza alcuna spesa. Non solo, ma nelle quietanze che il consumatore paga annualmente o semestralmente deve essere inserito un apposito messaggio.

Insomma, sono tante le cose che non si sono fatte per diffondere la cultura della conciliazione. Adesso è giunto il momento di cominciare a farle.