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VEG MENU’, UNA REALTA’ IN MOLTE SCUOLE

Ristorazione scolastica: i menù vegetariani e vegani sono già una realtà in molte scuole. 10 mila diete alternative ogni giorno a Milano la metà a Torino
Anche il quotidiano inglese The Guardian ha ripreso la notizia della nuovo sindaco di Torino Chiara Appendino, di inserire nel programma di governo la «promozione della dieta vegetariana e vegana sul territorio comunale» come «atto fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali attraverso interventi di sensibilizzazione sul territorio». Le attività promozionali coinvolgeranno con tutta probabilità anche le scuole del capoluogo piemontese, con percorsi educativi per far conoscere stili di vita alternativi. Pochi però sanno che nelle scuole pubbliche di diverse città le diete vegetariane e vegane sono da molti anni una realtà quotidiana, che interessa migliaia di bambini e educatori, dagli asili nido alle scuole medie.

Secondo il rapporto Eurispes pubblicato lo scorso anno, i vegetariani e i vegani sono rispettivamente il 7% e l’1% della popolazione italiana. Di conseguenza, molte scuole e servizi di ristorazione collettiva si sono già adeguati al crescente numero di individui e famiglie che scelgono regimi alimentari alternativi. Tra queste c’è proprio la città di Torino, che propone sia menu vegetariani (senza carne e pesce), anche senza alimenti di origine animale (vegana). Poi ci sono i menu senza carne di maiale per i bambini di religione musulmana e anche quelli con il pesce ma senza carne. Un capitolo a parte è quello delle diete speciali per ragioni mediche, che comprendono i ragazzi celiaci, quelli allergici e gli intolleranti. Il Comune di Torino fino allo scorso anno scolastico richiedeva una certificazione medica per attivare i menu “vegani”, come per le diete sanitarie, mentre dal prossimo verranno attivate automaticamente.

ragazzina mensa scolastica
Le scuole di Torino e Milano offrono ogni giorno menu per vegani e vegetariani e per esigenze mediche e religiose
Nel capoluogo lombardo Milano Ristorazione , la società del comune che gestisce la ristorazione scolastica, da anni propone menu per migliaia di studenti (ed educatori) che vogliono o non possono mangiare il pasto tradizionale. La lista comprende cinque diete etico-religiose: senza carne suina, senza carne bovina e suina, senza carne (ma con pesce), senza alimenti di origine animale (vegana) e senza carne e pesce (vegetariana). Durante lo scorso anno scolastico su 75.000 pasti serviti quotidianamente nelle scuole e nei servizi per l’infanzia della città, 7.412 bambini, ragazzini, educatori e insegnanti hanno scelto queste diete: si tratta di poco meno del 10% circa. Accanto ai menu etico-religiosi, sono disponibili ben 19 diete sanitarie , che comprendono menu per celiaci, intolleranti al lattosio e allergie alimentari, come uova e crostacei. Nello scorso anno scolastico ogni giorno 2.796 al giorno bambini, ragazzi o adulti hanno usufruito di questi pranzi speciali.

Gran parte dei menu etico-religiosi sono attribuibili alla realtà multiculturale tipica del capoluogo meneghino, mentre le diete vegetariane e vegane rappresentano una minoranza, con meno di 500 richieste (rispettivamente 293 e 199 utenti al giorno). A Torino i numeri sono più modesti, con 100 menu vegetariani e 21 diete vegane attivate, su 5.188 persone richiedenti diete speciali. In entrambi i casi si registra un continuo aumento delle richieste, a dimostrazione del fatto che stili di vita “alternativi” fanno sempre maggiore presa nella società.

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Nelle scuole milanesi, metà dei pasti mensili è priva di carne e pesce
L’aspetto interessante, oltre ai numeri dei pasti non tradizionali serviti ogni giorno, è capire la reale quantità di carne e pesce servita nelle scuole. A Milano, su venti pasti consumati in un mese, quasi la metà ne è priva. Quella di Milano Ristorazione è una scelta precisa: alternare in maniera bilanciata i secondi, in modo da ridurre carne e pesce, in favore di altri alimenti proteici come i legumi, spesso assenti nell’alimentazione moderna, percepiti come cibo povero o che richiede troppo tempo ai fornelli. In questo modo anche i tavoli della mensa diventano un’opportunità di fare educazione alimentare.

 

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