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TOYOTA AUTOCLASSIC, CONSUMATORI DA RIMBORSARE

Il caso del fallimento della concessionaria Autoclassic Toyota di Bari e Provincia sta facendo ormai il giro d’Italia e sta scoprendo il velo sui pericoli che corrono i consumatori persino quando ordinano semplicemente un’auto.

Caparre versate e non rimborsate, auto prenotate e mai consegnate, contributi statali per la rottamazione ormai in bilico, vecchie autovetture date in permuta: insomma, un guazzabuglio incredibile nel quale l’autoconcessionaria ha cacciato letteralmente migliaia di consumatori inconsapevoli.

Il comportamento dei responsabili della concessionaria è a dir poco fraudolento, poichè conoscevano molto bene la brutta situazione finanziaria dell’azienda, e avrebbero dovuto preavvertire i clienti ignari: invece hanno preferito intascare migliaia e migliaia di euro di varie caparre, per poi dileguarsi chissà dove!

Ma anche il comportamento della casa madre non è dei più trasparenti nei confronti dei consumatori. Immaginiamo che già da parecchio tempo la Toyota conoscesse le difficoltà economiche della sua filiale, e oggi non può assolutamente affermare che nulla c’entra nella vicenda.

Ovviamente, la nostra associazione è prontamente intervenuta nella questione, e ha già convinto la Toyota ad interessarsi di tutti i casi e ad aprire un numero verde solo per il caso Autoclassic.

Il numero è 800.252527, e sarà operativo da lunedì 8 marzo.

Contemporaneamente, occorre inviare sempre un dettagliato reclamo, sempre alla Toyota, col quale si chiede la consegna del veicolo oppure il rimborso di quanto versato, compreso il valore della eventuale vecchia auto data in permuta.

Le nostre sedi, sparse in tutta la Puglia, sono a disposizione di tutti i consumatori interessati.

La Toyota, su nostra pressione, ha già dichiarato che intende risolvere tutte le questioni sollevate, e noi siamo fiduciosi in merito, anche per smentire chi invece sta già pensando ad un’eventuale class action, il cui esito sarebbe incerto, dato il fallimento della concessionaria e la giuridicamente dubbia responsabilità della casa madre. Ma soprattutto è la farraginosità, il costo e i tempi dell’azione collettiva che ci inducono a pensare che dobbiamo fare di tutto per risolvere in modo conciliativo la vicenda. Per non penalizzare ulteriormente le tasche dei consumatori coinvolti, e per fare tutto senza i biblici tempi della giustizia italiana. 

Un’ultima riflessione: l’esperienza dimostra che questo tipo di contratti non devono più prevedere il versamento di una caparra. Sarà oggetto di una nostra proposta di modifica legislativa. 

 

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